LA MASCHERATA DEL DIAVOLO


L'origine di questa manifestazione si riallaccia ai riti propiziatori per l'arrivo della primavera celebrati con grande partecipazione di folla fin dal medioevo.
Il rituale, a Tufara, inizia nel primo pomeriggio del martedė grasso di Carnevale con la scorribanda di allegre e variopinte figure di musicanti mascherati che girano per le vie del paese.
In un'altra parte della cittadina, intanto, in gran segreto, si prepara il corteo dei "diavoli". Questi, due o tre a seconda dell'annata, sono accompagnati da due personaggi che rappresentano la "morte" e da due monaci o "scudieri" che li tengono imprigionati con catene.
I diavoli hanno un aspetto orrendo: viso dipinto di nero, corna sul capo, un tridente stretto in mano e indossano una pesante casacca formata da sette pelli di capra cucite tra loro. Essi compiono scorrerie per il paese, saccheggiano le cucine e cercano di allentare le catene per imprigionare qualche malcapitato.
La scena va avanti tra i motti e le burla delle maschere fino a tarda sera, quando, sulla rocca del castello longobardo, inizia il processo al Carnevale, rappresentato da un fantoccio di panno e paglia, alla presenza di un Presidente e di due giudici.
La sentenza di condanna a morte viene eseguita da un plotone di soldati che dai balconi di fronte sparano ripetutamente al fantoccio; subito dopo il Presidente del tribunale scaraventa gių dal muro del castello le spoglie di Carnevale. I "diavoli" ne infilzano "il corpo" e ne fanno scempio disseminando le spoglie nelle campagne vicine.

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